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Lettere italiane

A cura di Giorgio Zampa


Milano, Feltrinelli, 1961
cm 21x13, pp. LVIII-524-(2), 16 illustrazioni a colori fuori testo, tela, tagli blu, acetato, cofanetto illustrato, (impaginazione di Albe Steiner)
Unica edizione italiana. Ottima copia

€ 40
Le lettere di Winckelmann furono molto apprezzate già dai contemporanei dello scrittore, i quali, negli anni successivi alla sua morte, provvidero a pubblicarne diverse raccolte; lo stesso Goethe si fece editore di una di esse, e stese un primo catalogo di tutte le lettere uscite a stampa.

In italiano apparve una larga scelta dell'epistolario nei primi decenni dell'Ottocento, come appendice alle "Opere complete" dell'archeologo; da allora, non vennero più pubblicate, sebbene in archivi e biblioteche ne esistessero molte inedite.
Soltanto poche persone, in ogni modo, fino a pochi anni fa sapevano che esisteva un carteggio di Winckelmann scritto direttamente in italiano. Acquistato a Roma nel 1873, era passato alla Biblioteca di Stato Prussiana, senza che nessuno, nei decenni che seguirono, arrivasse a pubblicarlo; si trattava di un gruppo di lettere indirizzate al medico-scrittore Gian Ludovico Bianconi, che Winckelmann aveva conosciuto a Dresda e con il quale rimase in corrispondenza per anni, interessantissime per seguire lo sviluppo dell'archeologo nella prima fase italiana e per conoscere l'ambiente romano traverso una penna spregiudicata. Esse videro la prima volta la luce nell'edizione critica di tutte le lettere di Winckelmann, apparsa a Berlino, sotto gli auspici dell'Istiruto Archeologico Tedesco, dal 1952 al 1957. Rivedute sugli autografi, illustrate da un minuzioso commento, collegato le une alle altre da raccordi, esse vengono ora pubblicate da Giorgio Zampa, insieme con le lettere ad Anton Raphael Mengs, il pittore che insieme con Winckelmann contribuì a creare il gusto neoclassico, quelle al cardinale Albani e a numerosi corrispondenti italiani, da Paolo Maria Paciaudi a Ferdinando Galiani e Bernardo Tanucci.
Alle lettere seguono le tanto famose quanto sconosciute "relazioni," cronache sulle scoperte di Pompei, di Ercolano e di Roma, indirizzate al Principe elettore di Sassonia, primo e illustre esempio di pubblicistica archeologica; alcune perizie e due itinerari, preziosi per conoscere il gusto e le preferenze di un uomo di cultura nella Roma del Settecento.
Nella seconda parte, sono raccolti documenti sulla tragica fine di Winckelmann: la relazione del suo compagno di viaggio, lo scultore Bartolomeo Cavaceppi, sui giorni di poco precedenti la morte; la ricostruzione che il triestino Domenico De' Rossetti fece della settimana trascorsa da Winckelmann a Trieste e della sua tragica fine, sulla scorta di documenti processuali, oggi scomparsi; infine documenti originali relativi al sanguinoso evento. Dalla scheda bibliografica

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